Il 2 gennaio 1920, a Petrovici, un minuscolo villaggio russo, nasceva Isaak Judovič Azimov, meglio conosciuto come Isaac Asimov, biochimico, vissuto per la maggior parte della sua vita negli Stati Uniti e, soprattutto, uno dei più grandi scrittori di fantascienza di sempre.

Ho conosciuto Asimov da adolescente ed ho iniziato ad amare la fantascienza grazie al suo “Ciclo della fondazione”. Una fantascienza che affascinava con la psicostoriografia di Hari Seldon, le sue previsioni per il futuro dell’umanità, le sue ‘crisi’ storiche fitta di misteri e di colpi di scena, la sua analisi profonda dell’animo umano. Una scrittura raffinata, con trame imprevedibili, un giusto equilibrio fra scienza e fantasia, psicologia e immaginazione, timori e speranza.
E poi le leggi della robotica nel ciclo dei Robot, lungimirante ed ispirato che ha, a sua volta, ispirato tanti scrittori dopo di lui.
Una fantascienza molto lontana dalle trame horror della cinematografia attuale, dagli improbabili mostri alieni, dalle stragi in stile armageddon che il pubblico di oggi, sempre più abituato ad atmosfere ‘forti’, violente e macabre, forse, fatica ad apprezzare.
Scrisse centinaia di opere, fra i titoli di spicco della fantascienza:
- Il ciclo dei Robot (fra cui: Io, Robot – Il secondo libro dei Robot – Antologia del bicentenario)
- Il ciclo della Fondazione (sette in tutto)
- Preludio alla Fondazione
- Fondazione anno zero
- Fondazione (Cronache della galassia)
- Fondazione e Impero (Il crollo della galassia centrale)
- Seconda fondazione (L’altra faccia della spirale)
- L’orlo della Fondazione
- Fondazione e Terra
- Il ciclo dell’impero
Fra i romanzi singoli, segnalo, “La fine dell’eternità”.
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